La sostenibilità e l’economia circolare dell’abbigliamento da lavoro vertono sulla gestione della sua creazione, gestione, fine vita e recupero. In questo articolo ci concentriamo sulla fase della creazione, ti parlerò della certificazione GOTS nell’abbigliamento da lavoro, una delle certificazioni creata con il fine di garantire uno sviluppo sostenibile e responsabile nel settore tessile in generale, ma che noi analizzeremo sotto il punto di vista dell’abbigliamento da lavoro, con i suoi pregi, i suoi limiti, le sue problematiche.
Quindi mi riferirò solo alla fase della creazione dell’abbigliamento da lavoro (per la gestione della vita degli indumenti clicca qui, per il recupero degli indumenti a fine vita clicca qui).
Innanzitutto cerchiamo di capire cosa vuol dire GOTS = Global Organic Textile Standard ovvero, tradotto in italiano, Standard Globale per i tessuti organici. Ha origine dalla conferenza Intercot di Dusseldorf del 2002 in cui si discusse della necessità di una normativa armonizzata a livello mondiale per i tessili di origine organica, mentre fino ad allora ogni paese aveva i suoi standard e ne risentiva la circolazione dei prodotti nel mondo. Da allora tutti i principali mercati mondiali hanno riconosciuto il certificato GOTS quindi il livello di standardizzazione è altissimo.
Per poter certificare i tessuti e i prodotti GOTS si deve ottenere una dichiarazione ambientale certificata da terze parti (gli enti certificatori si trovano facilmente su internet) su tutta la filiera produttiva dalla produzione del filato, al tessuto, al prodotto finito, che certifica che il processo di produzione e il confezionamento del prodotto sono stati realizzati con un uso limitato di prodotti chimici tipo i pesticidi e nel rispetto dei criteri ambientali.
La commercializzazione di un prodotto con il logo GOTS può avvenire se tutta la filiera è certificata, e tutti gli operatori sono sottoposti ad un ciclo ispettivo annuale.
L’elemento chiave, a parte i modelli produttivi e i chimici limitati, è che il prodotto finale deve avere minimo il 70% di fibra naturale al suo interno.
Fin qui tutto chiaro, si è creato uno standard mondiale per tutte quelle produzioni di tessuti con alto contenuto di fibra organica, dove per fibra organica possiamo menzionare per esempio il cotone, o la lana.
Ma va specificato un elemento, tutti sappiamo che molti tessuti utilizzati nel mondo dell’abbigliamento non sono 100% naturali, infatti esistono le famose mischie, e qui si apre un mondo che va assolutamente preso in considerazione.
Nel mondo moda e accessori c’è una infinità di capi di abbigliamento realizzati con tessuti con oltre il 70% di fibra naturale, mentre nel mondo dell’abbigliamento da lavoro la situazione si capovolge. Per ottenere capi con alti rendimenti di resistenza alle abrasioni, agli strappi, alla solidità dei colori, al rilascio particellare nei lavaggi, per farli resistere a lungo ai lavaggi industriali (considerando che il capo da lavoro si sporca mille volte di più di un capo casual e di elementi non comuni alla vita non lavorativa tipo oli e grassi) composizioni di tessuto con oltre il 70% di fibra organica spesso non sono appropriate.
Infatti nel mondo dell’abbigliamento da lavoro vanno per la maggiore i tessuti con un contenuto in cotone e/o altre fibre naturali che può arrivare ad un massimo del 50/60%, ma spesso non supera il 35%.
Se la certificazione avesse incluso la possibilità, per i tessuti per il mondo del lavoro, di poter scendere sotto la soglia del 70% di contenuto di fibra naturale, oggi la scelta includerebbe tanti tessuti che sono fondamentali per la sicurezza e per la durata dei capi da lavoro, unendo sostenibilità certificata GOTS a sostenibilità data dalla durata dei capi. Infatti moltissimi produttori di tessuto utilizzano comunque fibre fornite da aziende certificate GOTS ma non raggiungono il 70% nella composizione, indi non possono certificare il tessuto GOTS.
La domanda di molti esperti di abbigliamento da lavoro è quindi, “devo propendere per
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